mercoledì 27 maggio 2009

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Alitalia, per il Tar decreto
a rischio di costituzionalità
La parola alla Consulta

27 maggio 2009

La Corte Costituzionale si dovrà pronunciare sulla legittimità del
provvedimento che ha ampliato l'applicazione della legge Marzano,
consentendo la fusione tra la compagnia di bandiera e Air One.

La Corte Costituzionale si dovrà pronunciare sulla legittimità del
cosiddetto «decreto Alitalia», il provvedimento del 28 agosto 2008 che
ha ampliato l'ambito di applicazione della
legge Marzano consentendo la fusione tra Alitalia e Air One
nell'ambito dell'operazione Cai. Oggi la prima sezione del Tar del
Lazio, presieduta da Giorgio Giovannini, ha rimesso gli atti alla
Corte, sospendendo il giudizio sui ricorsi con cui Meridiana, Eurofly
e Federconsumatori chiedevano l'annullamento del provvedimento con cui
il 3 dicembre 2008 l'Antitrust, in applicazione del decreto in
questione, aveva autorizzato l'operazione Cai-Alitalia, limitandosi a
prescrivere una serie di condizioni a tutela degli utenti e dei
consumatori. Il «decreto Alitalià» ha modificato le norme
sull'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi,
sottraendo di fatto all'Autorità garante della concorrenza e del
mercato il sindacato preventivo sulle operazioni di concentrazione tra
imprese che operano servizi pubblici essenziali, come nel caso di
Alitalia e Air One.

Nell'ordinanza con sui ha rimesso la questione di legittimità del
decreto Alitalia alla Corte Costituzionale, il Tar del Lazio afferma
che «é verosimile ritenere che la norma di legge abbia discriminato i
vettori aerei prevedendo un trattamento più favorevole per le
compagnie aeree (Alitalia e Air One, ndr) che, realizzando
l'operazione di concentrazione senza il preventivo esame
dell'Antitrust sull'eventuale costituzione o rafforzamento di una
posizione dominante, hanno incrementato la propria posizione in
termini concorrenziali, con contestuale discriminazione per le altre
compagnie aeree». In particolare, il collegio ha ritenuto che «tale
discriminazione non sia ragionevole e, pertanto, risolvendosi in una
disparità di trattamento, possa violare l'articolo 3 della
Costituzione perché, mentre si rivela lesiva del principio della
libertà di concorrenza, la norma di legge non dà conto di quali siano
i valori costituzionali perseguiti e quindi le ragioni che possano
giustificare la deroga operata al principio della par condicio e alla
libertà di concorrenza».

27 maggio 2009

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