ROMA - Come consuetudine la puntata di Report andata in onda ieri sera suscita il confronto su certi temi di rilevante importanza. Il caso Alitalia non è da meno. L'ampia e dettagliata documentazione descritta nel servizio della puntata scorsa non è passata inosservata tanto che le dichiarazioni di oggi continuano a enfatizzare la polemica o nascondere le verità su una vicenda ormai fin troppo nota.
Il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi si è detto addirittura sconcertato per la trasmissione che avrebbe fornito un'immagine negativa sugli sforzi compiuti dalla Cai per rilanciare una compagnia fallita. Del tutto opposta, invece, la reazione in seguito all'inchiesta di Report, della senatrice del Pd Maura Leddi, la quale non lesina accuse contro una trattativa che di fatto ha lasciato migliaia di piccoli azionisti con carta straccia in mano, nonostante le rassicurazioni del ministro Tremonti.
Tuttavia la vicenda Alitalia, come è stato più volte ribadito, rappresenta nelle sue molteplici sfaccettature lo scandalo evidente di una mala gestione e di una speculazione orchestrata sulla pelle dei lavoratori. Di quest'ultimi, è sempre bene ricordarlo, 10mila versano in Cassa Integrazione e circa 4mila sono stati estromessi dal ciclo produttivo senza godere di nessun ammortizzatore sociale.
E così mentre il commissario Augusto Fantozzi, cerca di mettere insieme le opere d'arte della compagnia di bandiera Alitalia per pagare i creditori, scavando nelle cantine del centro direzionale della Magliana, opere tra l'altro di dubbio interesse secondo il critico d'arte Achille Bonito Oliva, i voli della nuova compagnia e il numero risicato del personale di volo sono insufficienti a far fronte ad una stagione estiva ormai alle porte, che presuppone un aumento del flusso dei passeggeri.
Un dato che non sembra interessare all'azienda, tanto che qualche mese fa Roberto Sabelli, amministratore delegato Alitalia, ha ribadito che l'azienda non aveva nessuna intenzione di assumere. Insomma è una replica già vista, quella identica alla mala gestione passata, dove per mancanza di capacità imprenditoriale si pianificavano le turnazioni del personale senza tener conto delle richieste legittime dei dipendenti. Le mamme hostess, oggi continuano a volare durante le fasce notturne diventate per incanto d'obbligo sotto il ricatto dell'assunzione, in barba alle vigenti leggi e gli aerei spesso partono sotto organico per mancanza di piloti e assistenti di volo.
Anche gli stipendi, per i quali era stato quantificato una diminuzione pari al 7% sono invece di molto inferiori rispetto alle promesse. Così i dipendenti oggi alla faccia di una maggiore produttività si ritrovano con turni massacranti e il portafoglio mezzo vuoto.
Un'operazione alquanto semplice per la nuova dirigenza Alitalia che con l'aiuto di una campagna mediatica ad effetto ha martellato per mesi l'opinione pubblica facendo credere che le buste paghe dei dipendenti erano così gonfie da diventare una delle cause principali del fallimento della vecchia Alitalia. Peccato che il costo del personale era già basso rispetto alle altre compagnie di bandiera. Ma di questo particolare ben poco si è parlato.
Insomma rimangono poche parole per riassumere la vicenda Alitalia anche a distanza di mesi dove nulla sembra essere cambiato rispetto a prima, anche dopo una privatizzazione tutta italiana appoggiata dall'attuale maggioranza e propagandata come la panacea di tutti i mali. E nemmeno i conti sembrano brillare come volevano farci credere, così come i ritardi registrati e l'affluenza dei passeggeri che continuano a subire disagi. A confermarlo è Vito Riggio, presidente dell'Enac, che intervistato durante la trasmissione Report ribadisce che Air One e Alitalia, nonostante facciano parte della stessa famiglia, continuano ad essere amministrate separatamente aggravando sui costi, e che gli aeromobili hanno volato per i primi mesi completamente vuoti e ora sfiorano solo il 60% della loro capienza effettiva. Una percentuale ancora troppo bassa per poter parlare di utili. Indubbio che qualcosa non sta funzionando a dovere.
Insomma, la vicenda Alitalia non è una episodio che sarà dimenticato presto. Troppe sono le persone coinvolte che ci hanno rimesso soldi e posto di lavoro. Il 1 luglio a Roma verrà presentato il documentario "Tutti giù per aria, l'aereo di carta" che riporterà nuovamente l'attenzione su queste tematiche scottanti. E questa volta saranno i veri protagonisti a parlare, a farci capire come si vive e si lavora in un'azienda costellata da mille contraddizioni, e che cosa significa dopo anni di lavoro ritrovarsi in Cassa integrazione senza dignità, senza speranze e senza nessun futuro.
Nel frattempo si è costituito il Comitato Alitalia della Federconsumatori, al quale stanno continuando ad aderire centinaia di obbligazionisti dei famigerati Mengozzi bond e azionisti che dopo la sospensione del titolo si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. Altro che ipotetici conti dormienti, palesati da Tremonti per far fronte ai "beffati". Ormai è risaputo che nemmeno l'emendamento sulle obbligazioni approvato del Governo riuscirà a risarcire gli sfortunati possessori del titolo Alitalia, perchè a conti fatti riceveranno solo il 30% della quota investita. Insomma questa vicenda si potrebbe titolare "Quel che resta del giorno", ricordando l'epilogo di un fallimento annunciato.
grazie Tommaso!
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